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Tecnica micidiale. Distinzione: peccato e peccare. Il peccare:
un traffico da eliminare, trasformandolo in traffico
di vita, mediante la morte che mi do. Non al sentire, ma
all’agire, o almeno, all’acconsentire.


Nella mia toilette Pneumatica mi sono visto inferno automaticamente diveniente. Una coscienza cristiana: mi si chiude la fideata; una nuova coscienza cristiana mi si apre:
la sostanziata. Mi fa convinto di una mia morte, non forzata,
ma libera. Mi fa convinto di fare azione di morte non
sul peccato che va sciolto, non su Satana cui voglio limitare
il suo inferno eterno, ma su di me. Sono io che mi
amo, prendendo ciò che mi piace e chi mi piace: azione di
morte sulla presa, azione di morte su ogni forma di comunione
egoistica. Sono io che odio, eliminando i miei nemici:
ora faccio azione di morte su ogni mia azione di morte.
Suicidio cristiano, questo, che riducendo l’amore per me
mi rende capace di una seconda morte libera: lasciarmi
odiare. La morte attiva l’ho chiamata suicidio cristiano. La
morte passiva la chiamo morte ecclesiale.
Sono i miei simili che mi odiano, ed essi formano tutti
Chiesa Paterna, per quel battesimo cresimato che è di tutti
alla umana concezione. Ora dobbiamo far parola della tecnica
mortifera: del suicidio cristiano. In che modo io mi
uccido (e mi lascio uccidere)?
Ecco la mia tecnica micidiale. Occorre fare una netta
distinzione tra il mio peccare e il mio peccato. Il funzionamento
del mio meccanismo automatico infernale mi dà il
peccare. La coscienza nella coscienza Pneumatica o
Paterna mi dà il peccato.
Il mio peccare concorre all’accumulo dei miei peccati:
l’alimentazione è continua, lo scorrimento prima nella
coscienza istintiva e poi in quella razionale non si interrompe
mai. Voglio interrompere ed eliminare (trasformandolo)
questo traffico di morte.
Voglio sciogliere il peccare continuo. Metamorfosi attiva,
questa. Il peccare si svolge in tre fasi: dal tocco al sentire,
dal sentire all’agire, dall’agire all’acconsentire.
1) Sentire: la prima fase è ineliminabile. I tocchi sono
necessari: sono tutti esterni, e provengono dalle cose o
dalle persone, per cui il sentire conseguente non si può
impedire. Che un tocco non mi faccia niente, non può
essere mai vero. Ad ogni tocco, il mio sentire. Neppure
sul sentire in atto posso intervenire, perché di quel sentire
se ne fa una eco interminabile, che va a riversarsi
nella coscienza Paterna, insieme al piacere della morte
dell’amore (per farsi risentire).
2) Agire: il sentire passa fulmineamente all’agire: prendo
nella possibilità immediata, desidero nella impossibilità
immediata. Elimino il nemico. Il primo colpo mortale lo
vibro sul mio agire: non prendo, non desidero, non faccio
comunione con alcuno, non odio.
Riesce la mia coscienza cristiana a fare efficientemente
questo primo posto di blocco? Quasi sempre. La mia
attenzione è tutta concentrata sul mio sentire, per impedirmi
l’agire. Vigilanza cristiana sul secondo passaggio
istintivo, dunque.
3) Acconsentire: quando l’agire riesce a farsi, superando il
posto di blocco per la mia mancata vigilanza, allora lo
rincorro nel mio acconsentire, sottraendo al sentire il mio
acconsentire. Razionalmente e pneumaticamente mi
dico di no. Non sempre la velocità della mia coscienza
riesce a raggiungere il mio acconsentire; allora, la morte
va ad accrescere la coscienza Paterna. Ne sento dolore,
ma la morte accumulata rimane intatta.


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