Introduzione

Siamo ritornati all’esercizio dello specchiarci...
Avete mai visto quegli specchi un po’ speciali, che ci
danno effetti strani? Ad esempio, ci sono specchi che
incontriamo sulle strade, e che deformano la persona,
altri che la trasformano; e così, passando, noi paiamo più
brutti, o più belli, più grassi, o più magri, più corti o più
lunghi, più vicini o più lontani,...
Sta di fatto che questi specchi non rispecchiano la
nostra realtà così com’è; anche se ci risultano utili; perché,
ad esempio, vediamo sopraggiungere un’auto in
visione, prima che essa giunga in realtà, e questo per la
sicurezza nostra (o altrui). Allora ci domandiamo: questa
‘visione riflessa’ che sta apparendo a questo nostro ‘specchio’,
e che forse non rispecchia quello che mi attendevo
in realtà, va corrispondendo a quello che sono in verità?
‘Risposta non c’è, o forse chi lo sa, caduta nel vento
sarà...’ ci suggerirebbe una nota canzone. E forse è proprio
così; ma intanto, in questo percorso, non solo ci
siamo dentro, ma adesso - non è forse vero, se siamo
ancora qui? - siamo disposti a continuare.
Per riprendere l’immagine dello specchio, in questa
parte siamo come di fronte a quegli specchi che - lasciandoti
un po’ a bocca aperta - ti proiettano l’immagine di te,
così com’è, senza alterarla, ma ripetendola all’infinito, e
sempre più in profondità, come un’eco visiva.Questa è la ‘situazione’ di questa parte del cammino che stiamo affrontando. ‘Cammino’ diciamo; infatti, pur
fermi, quello specchio ci sta proiettando, riecheggiando la
nostra identità, sempre più e sempre più volte all’infinito,
come fossimo in una strada che si proietta senza fine, laggiù,
dove noi intravediamo…


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