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‘Dal medico va colui che ne prova vivo e profondo dolore’.
Il sentire che nasce da coscienza Figliale visuata è
vero. Se di un momento è falso.
Il sentire di occasione è falso.
Il sentire ha sempre con sé il dolore.
Così fisicamente: segno pallido.
Il dolore Pneumatico mi viene dal Padre, dal Figlio e
dalla Madre.


Il potere di assolvermi dal peccato mi ha fatto nascere un andare totalmente rinnovato.
È l’andare di un ammalato dal medico dell’amore, per
farsi aiutare a comporre il potere della sua assoluzione. Il
mio potere è tutto nella mia capacità di praticare la mia
duplice morte: quella che mi do al piacere dell’amarmi e
dell’odiare, per essere ben disposto ad accettare quella che
mi giunge dal mio fratello nemico. Questo andare, rinnovato
dallo Pneuma, nasce dalla presenza interiore di 5
componenti che agendo concordemente mi guidano alla
mia assoluzione.
La prima componente è già passata nella nostra conoscenza:
‘Dal medico dell’amore va l’ammalato che sente il
male che si è fatto all’amore’. Dio in azione con me è il
mio sentire. Duplice il mio sentire:
1) Il Paterno, prima istintivo (in azione di morte): allora
sento; poi razionale, e allora risento.
Sentire e risentire si caricano di solo piacere, e quindi
di un magico inganno.
2) Il Figliale (in azione di vita): solo razionale: l’ho dallo
spirito Figliale coscienziato visualmente: mi ha sciolto
l’inganno, mi ha tolto la cecità, mi ha fatto vedere la
morte dell’amore che soggiace al piacere, me l’ha fatta
capire, ed ora me la fa sentire.
Il sentire Figliale, se nasce così è vero; se nasce diversamente,
è falso. Il sentire che si accende con un comando,
con le minacce, col ricatto o con la paura dei castighi di
Dio, per puri motivi di convenienza o per circostanze fortuite
o occasionali, è sicuramente falso.
C’è un sentire di occasione presente soprattutto nelle
nuove generazioni: ‘Vado quando me la sento’.
Il sentire vero viene solamente da una coscienza che si fa
su con una Parola visuata che fa la persona tutta specchiata.
La sola parola fideata fa coscienza sempre di meno.
C’è una situazione assai preoccupante: i ragazzi che chiamiamo
alla confessione non hanno alcun sentire Figliale,
ma soltanto Paterno.
Non sentono sicuramente il peccato visuato; ma non sentono
più neppure il peccato fideato.
E il loro andare si va rarefacendosi. Il sentire da coscienza
Figliale visuata ha sempre con sé il dolore.
Passiamo ora alla seconda componente: ‘Va dal medico
dell’amore l’ammalato che ne prova vivo e profondo dolore’.
Equazione: sentire il male è provarne dolore. Il dolore
non è prodotto artificioso umano.
Non io lo produco volutamente e artificiosamente, ma è
esso a farsi spontaneamente (conseguente al sentire).
Il dolore si accompagna inseparabilmente al male che ci
facciamo.
Questa lezione noi la impariamo da quel segno che il più
delle volte noi non accettiamo, e dal quale ci lasciamo
stracciare la fede nella bontà di Dio.
È la scuola del dolore fisico.
Al male fisico segue il dolore fisico. Se non l’abbiamo
ancora sperimentato, non ci è facile immaginarlo: il dolore
fisico martellante, penetrante, lancinante, straziante,
spasimante, snervante, opprimente e deprimente, è un pallido
segno di quel dolore Pneumatico che si fa ad ogni
male che mi faccio all’amore.
Pallido segno, perché il fisico va sicuramente alla sua
estinzione, lo Pneumatico può giungere alla sua eterna fissazione:
dolore eterno.
Se il fisico l’avessimo a rapportare a quello Pneumatico,
ne avremmo una più chiara sensazione.
Il dolore Pneumatico da dove viene?
Viene dalla vita dell’amore che si è fatta male col mio peccare
e ripeccare. Il male me lo faccio all’amore Paterno.
Il dolore di quella morte lo sente il Padre che subisce la
morte dell’amore.
Io non avrei la capacità di portarlo tutto insieme per un
solo attimo. Il Padre è buono perché, conoscendo la mia
debolezza, non me lo passa in massa, ma me lo fa fluire
gradatamente.
Il mio dolore è Paterno: identico a quello del Padre. Il mio
dolore è Figliale: identico a quello del Figlio.
È Materno: identico a quello della Madre.
Il loro è immediato; il mio è mediato per coscienza.
Preghiera: ‘Passami il tuo dolore, o Padre’.

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