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Tensione da dolore. Tensione alla mia assoluzione.1) Partenza: dal dolore: come fisicamente, così pneumaticamente.
Durata: fino a scioglimento della morte. Tensione valida si compete con quella peccaminosa.
Una dà dolore, l’altra dà piacere. Invalida quella dalla
coscienza fideata.
2) Meta: è la mia assoluzione verificabile, non la sua che muore.

Le condizioni del nuovo andare dal medico dell’amore sono talmente concatenate fra di loro, che occorre sempre
ripartire dalla prima: ‘Dal medico dell’amore va l’ammalato
che sente il male che si è fatto all’amore. Ne prova
vivo e profondo dolore. Si protende tutto verso la sua
assoluzione’. Abbreviando: male che sento, dolore che
provo, tensione che approvo.
1) La mia tensione ha la sua partenza: Tensione che parte
da un polo. È un polo negativo. Direttamente parte dal
dolore. Indirettamente parte dal male.
a) Dico questo perché anche fisicamente la tensione
parte direttamente dal dolore che ne provo. Il solo
male senza dolore (male non sentito) non produce
alcuna tensione.
b) Pneumaticamente pure questo è vero. Quanti peccano
orribilmente, senza provare il minimo dolore.
Senza dolore non si dà tensione.
Il suo scorrimento, la sua durata, non può essere di un
momento solo, ma non può essere che continuata, fino a
quando non ho sciolto il male che mi sono fatto all’amore.
Il dolore infatti non mi scioglie la morte dell’amore. La ten63
sione incomincia l’assoluzione e ne è l’avvio. Il dolore mi
lascia la morte dell’amore; solamente, me la rende solubile.
Finchè il dolore resta, la tensione non si arresta: esso non mi
dà più pace. Impariamo ancora dal dolore fisico. Quando
c’è, fino a quando permane, non ci diamo più pace. Il dolore
non mi lascia fermo: non avrò più pace fino a quando non
avrò tensione pari a quella del dolore fisico e della peccaminosità.
Il dolore mi fa uscire, mi fa andare, mi fa correre
alla ricerca del mezzo che me lo faccia cessare. Il dolore
Pneumatico mi fa tutto proteso. Validità della tensione: è
evidente che la tensione è proporzionata al dolore, è sempre
sincera; ma la sua validità deve essere misurata sulla portata
di un’altra tensione. Il dolore si incita in tensione. Il dolore
sincero è valido solo quando mi dà una tensione che
possa competere e gareggiare con quella presente operante
in me: la tensione peccaminosa. Satana me l’ha accesa, e
me la alimenta con il peccare istintivo. Me la lancia il ripeccare
razionale; la sua crescita non è aritmetica, ma geometrica,
al punto che in vecchiaia raggiunge forza e velocità
pazzesche. Satana ci ha missilizzato, e proiettato velocissimamente
sulla traiettoria peccaminosa. Il suo propellente
inesauribile è il piacere che ne sento.
La mia tensione da dolore deve essere tale da neutralizzare
la mia tensione da piacere. Se non è capace di farlo la insufficienza
e invalidità deriva unicamente dalla qualità e dalla
entità della mia coscienza. La coscienza fideata va esaurendo
la sua capacità produttrice di dolore. Avviene nei maturi,
non più nelle nuove generazioni, nelle quali la coscienza
fideata non ottiene più alcuno spazio vitale, per quella sua
capacità che gli ha fatto svuotare ogni autorità esterna. La
mia tensione fortissima l’ho unicamente dalla coscienza
visuata, e tale sarà per la Chiesa del domani.
2) Se è chiara la provenienza della tensione, ancor più
chiara è la sua tendenza: tensione a: ha un polo da conseguire,
e positivo: il polo della mia assoluzione. Sto
affermando la mia assoluzione, quella che lo Pneuma
prende a far camminare, dal momento che quella del
sacerdote giace agonizzante per mano non del sacerdote,
ma dei fedeli. Noi eliminiamo la sua, facendo della
confessione terra bruciata; ma non abbiamo ancora la
nostra. La mia di assoluzione è talmente vera e reale
che ne posso fare la verifica da me stesso, perché me la
do con azioni concrete: un atto in cui mi dico di no al
mio peccare istintivo, e al mio ripeccare razionale; io
mi assolvo dalla morte dell’amore nel peccare, nel
ripeccare e nel mio peccato. E che ne faccio di quella
del sacerdote? Non posso stare a difendere quello che
lo Pneuma lascia morire, come forma. Penso piuttosto,
ora, a quello che Lui mi propone di vivere in me.

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